La decisione del Governo di porre la fiducia sul DDL di riforma penale sorprende e preoccupa.
Così facendo si amputa il dibattito parlamentare su temi che coinvolgono pesantemente diritti primari dei cittadini: il diritto ad una difesa effettiva nel corso del processo, che viene sacrificato dall’allargamento della partecipazione a distanza, sulla scorta di illusorie e false previsioni di risparmio; il diritto alla ragionevole durata del processo, mentre con l’allungamento della prescrizione si regalerà qualche anno di inerzia ad uffici giudiziari particolarmente propensi a farne incetta, senza intervenire sui reali punti di incaglio del processo penale.
Non è accettabile, poi, l’innalzamento delle sanzioni che appare finalizzato alla rassicurazione di massa, anziché dettate dall’equilibrata comparazione dei beni giuridici da tutelare con le norme penali. Men che meno si può condividere la riforma delle intercettazioni, che non tutela gli spazi di libertà rispetto all’invasività di strumenti di captazione sempre più avanzati e straordinari e non tutela la riservatezza, peraltro con la previsione di una delega vaga per Governi futuri ed incerti.
Inoltre, la fiducia non può essere reazione alla lentezza del Parlamento, poiché sarebbe un modo di commissariarlo: dunque l’ennesimo attacco al meccanismo democratico di formazione della legge già pesantemente messo in discussione da sentenze creative spesso pronunciate sulla spinta di emergenze talvolta solo avvertite.
L’Avvocatura avverte, altresì, il disagio di una fiducia deliberata in un momento difficile e tale da farla apparire come funzionale all’evoluzione del quadro politico. Pur certi che così non è, riteniamo che, in materia di diritti fondamentali delle persone ed in assenza di scadenze di tipo amministrativo, vada garantita anche la semplice apparenza di serenità e disinteresse su temi che involgono i diritti del cittadino e l’assetto democratico dello Stato .
Il Ministro Guardasigilli ha rivendicato sempre una grande considerazione per il ruolo sociale svolto dagli avvocati, e l’Avvocatura l’ha ricambiato con disinteressata collaborazione e, spesso, sincero apprezzamento. Siamo sicuri che il Ministro saprà tenere nella giusta considerazione le preoccupazioni espresse dagli avvocati, primi intermediari nell’eterno conflitto tra lo Stato ed il cittadino armato solo dei propri diritti.
L’Organismo Congressuale Forense (OCF) chiede al Governo un atto di responsabilità: di non dare attuazione alla decisione di chiedere la fiducia, così come è già accaduto in passato. E chiede altresì di fare quanto è nelle proprie possibilità per promuovere lo stralcio e l’approvazione immediata della parte non contestata del DDL: quella sull’ordinamento penitenziario, scaturita dall’impegno di molteplici forze che il Ministro Guardasigilli ha avuto il merito di convogliare negli Stati Generali dell’Esecuzione Penale.