Inutile nascondersi, si può tranquillamente dire che ci troviamo in Italia spesso dinanzi ad edifici insicuri, inquinati e spesso purtroppo anche inquinanti.
Città soffocate dalle polveri sottili, secondo l’ISI, l’Istituto di Ingegneria sismica italiana è questa la fotografia del patrimonio edilizio abitativo italiano, costruito per il 70% prima dell’introduzione delle norme antisismiche sull’efficienza energetica. Un patrimonio che necessita di un profondo rinnovamento per migliorare la qualità della vita dei cittadini e prevenire eventuali danni.
L’ecobonus ed il sismabonus vengono quindi visti come due validi strumenti per un programma di prevenzione, considerato che lo Stato spende, come dichiarato dall’ex Ministro Graziano Del Rio, in media 3 miliardi di euro l’anno per riparare o ricostruire immobili a seguito dei sismi.
Il tema della riqualificazione edilizia e del miglioramento dell’efficienza energetica appare incidere e non poco sul delicato tema dell’attenzione all’ambiente, oltre a quello del conseguente risparmio in bolletta.
Lo sviluppo sostenibile, concetto sviluppato negli anni ’70 dopo la crisi petrolifera, oggi assume un’importanza ancora maggiore perché, nel corso del tempo, è cresciuto costantemente l’impatto sull’ambiente a causa dell’uomo.
Problematiche come quella dei cambiamenti climatici sono globali ed è per questo che i paesi del mondo, negli anni hanno provato a definire obiettivi e percorsi comuni per ridurre l’inquinamento atmosferico.
Per quanto riguarda l’Europa, il primo pacchetto di misure per il clima e l’energia risale al 2008 e prevedeva che entro il 2020 si fossero ridotte le emissioni di gas a effetto serra, aumentata la quota di energie rinnovabili e migliorato l’efficienza energetica, il tutto del 20%.
Questi obiettivi sono stati raggiunti e nel 2014 si è firmato un ulteriore accordo per i target da raggiungere entro il 2030. Considerata l’evoluzione delle cose, a dicembre del 2020, si è deciso di rendere ancor più ambizioso questo obiettivo, alzato dal 40% al 55%. I Paesi Europei, inoltre, si sono impegnati a trasformare l’Europa in un’area a impatto climatico zero entro il 2050, come indicato nella legge europea sul clima, uno degli elementi del Green Deal.
È chiaro che per una transizione del genere le azioni da intraprendere sono molte e su più fronti e l’edilizia non ne è esente.
Il settore delle costruzioni, da tempo, è tra quelli responsabili del maggior consumo di risorse, produzione di energia e, conseguentemente, di emissioni di CO2. Secondo un rapporto dell’Onu, il comparto ha toccato nel 2020 il picco di emissioni della sua storia, che rappresenta più del 38% del totale delle emissioni globali legate all’energia.
Per il riscaldamento, il raffrescamento, per la produzione di acqua calda sanitaria, per l’illuminazione, per la ventilazione, per il funzionamento degli elettrodomestici, un edificio consuma una certa quantità di energia che, quando viene prodotta, causa l’emissione di sostanze climalteranti.
Proprio per questo è diventata sempre più forte la consapevolezza che un’edilizia più green, che consumi meno risorse, meno energia e che sia improntata ai principi della sostenibilità e dell’economia circolare, è ormai fondamentale.
Tali riflessioni andrebbero proiettate nel futuro, come già sta accadendo nel panorama europeo. Il futuro è proiettato verso il Nearly Zero Energy Building, ossia gli edifici con consumi energetici che sfiorano lo zero.
Un edificio a emissioni zero consuma poca energia e prodotta in modo sostenibile. Questo significa ricorrere a soluzioni come il raffrescamento passivo, l’isolamento dell’involucro, la riduzione degli sprechi, lo sfruttamento di risorse locali e a soluzioni impiantistiche efficienti. Inoltre, ciò che conta è che l’energia consumata sia prodotta tramite fonti rinnovabili a basso impatto ambientale, non per forza in loco.
Nel 2019 e nel 2020 sono nate diverse iniziative globali che hanno ufficializzato il concetto di edifici a emissioni zero e che si propongono come “coalizioni” internazionali che si rivolgono e coinvolgono diversi attori, come leader e politici locali, amministrazioni, ma anche investitori, società finanziarie e immobiliari, con lo scopo di promuovere la crescita di iniziative e interventi finalizzati proprio alla realizzazione di edifici a emissioni zero e, perché no, intere aree urbane a emissioni zero.
I due principali esempi sono la “Zero Carbon Buildings for All” presentato durante un evento in Canada che si è svolto a settembre 2019 e il “Net Zero Carbon Buildings Commitment” lanciato l’anno successivo.
Tutti questi sforzi servono proprio a facilitare lo sviluppo di interventi e iniziative, oltre che a diffondere una precisa cultura, con lo scopo di favorire il raggiungimento (globale) degli obiettivi posti per il clima e l’energia del 2030.
Proprio per questo motivo, per riqualificare il patrimonio immobiliare italiano e portarlo al passo con i tempi, serve un piano nazionale che preveda il recupero degli edifici già esistenti, auspicando che con il passare del tempo e l’avanzamento tecnologico si riesca a contemperare il contenimento dei costi e la conoscenza nella materia energetica.
Avv. Federico Bocchini