Abbiamo avuto l’onore e il privilegio di assistere anche quest’anno all‘inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Corte di Appello di Roma nella qualità di Consigliere Tesoriere dell’Ordine capitolino.
Tanti gli spunti di riflessione: dalle riforme in atto alla oramai cronica carenza di personale lamentata a gran voce nel corso di tutti gli interventi.
Siamo stati però colpiti, in particolare, dalle parole del Presidente della Corte di Appello di Roma, dott. Luciano Panzani, il quale ha aperto la sua relazione – la prima dopo la recente nomina – salutanto “il Presidente ed i membri del Consiglio dell’Ordine di Roma e di tutti i circondari del Lazio. Ad essi e agli Avvocati tutti va il mio augurio di buon lavoro e proficua collaborazione nella piena consapevolezza che l’Avvocato svolge un ruolo insostituibile nel processo e che non vi è processo giusto senza adeguato esercizio del diritto di azione e di difesa“.
A seguire, anche il Procuratore Generale della Repubblica f.f. presso la Corte d’Appello di Roma, dott. Antonio Martini, ha dedicato proprio all’Avvocatura uno dei passaggi del suo apprezzato intervento: “Ma ogni riforma diventerà impossibile se non saranno trovate forme appropriate di collaborazione e di intesa tra magistratura e avvocatura alla luce di una solidarietà che trae alimento dal comune impegno a tutelare i diritti e le libertà delle persone mediante lo strumento del giusto processo attraverso il quale si attua la giurisdizione. E’ auspicabile una collaborazione a tutto campo che ha il non trascurabile pregio di trasmettere un messaggio di particolare valore sociale… Una avvocatura… che dovrà essere indipendente e autonoma come e più della magistratura. A questo proprosito, mi piace ricordare il monito di Piero Calamandrei che, nel suo “Elogio dei giudici scritto da un avvocato”, così si esprimeva: “i giudici dovrebbero essere i più strenui difensori dell’avvocatura, poiché solo là dove gli avvocati sono indipendenti, i giudici possono essere imparziali; solo là dove gli avvocati sono rispettati, sono onorati i giudici e dove si scridita l’avvocato, colpita per prima è la dignità dei magistrati e resa aassai difficile e angosciosa la loro missione di giustizia“.
Finalmente, dunque, un giusto e doveroso riconoscimento del ruolo dell’Avvocatura – e, in particolare, di quella romana – da parte dei magistrati che, in unisono con quanto rappresentato anche dal Presidente dell’Ordine Avv. Mauro Vaglio nella sua relazione, hanno finalmente deciso di fare fronte comune contro inefficienze e cronici ritardi dell’Amministrazione, mettendo da parte inutili rancori che oramai non possiamo più permetterci e mettendo invece, per così dire, “sul banco degli imputati” una classe politica e governativa che negli ultimi anni ha investito poco e male sulla Giustizia, nonostante l’aumento costante dei costi d’accesso.